Alcuni anni fa la Visione, all’epoca capo dei Vendicatori, decise che la squadra poteva essere più utile all’umanità con una seconda sede nella Costa Ovest degli Stati Uniti.

A capo del gruppo venne messo il valoroso Occhio di Falco, che grazie alle sue doti di comando li guidò a compiere missioni anche in altri mondi e in altre epoche.

Il team ebbe i propri gloriosi successi e le proprie tragiche perdite, le sue fila subirono numerosi cambiamenti, ma non venne mai meno quello spirito eroico che ha sempre contraddistinto la squadra originale fin dalla sua fondazione.

 

Tanto tempo è passato da allora, la squadra venne sciolta e rifondata in un paio di occasioni, ma oggi come allora difende la Terra da ogni tipo di minaccia.

 

MARVELIT

PRESENTA

Di

Carmelo Mobilia & Igor Della Libera

ALBA ROSSA (1° parte)

# 26

 

Los Angeles, base dei Vendicatori Costa Ovest... o meglio, quello che ne rimaneva. Un terremoto di magnitudo 8 aveva distrutto la gran parte della base. La villa principale e i bungalow erano stati rasi al suolo. Molti i feriti, tra il personale di servizio, e purtroppo anche alcune vittime. I livelli sotterranei della base s’erano parzialmente salvati. Seduto nel suo laboratorio, Henry Pym alias Calabrone fissava il suo elmetto cibernetico. Sembrava volesse interrogarlo, come se fosse Amleto con il teschio di Yorick.

Quel costume e quel luogo rappresentavano i due estremi della sua vita: con l’uniforme giallo nera aveva toccato il fondo, picchiando e umiliando la sua amata Janet, a causa  di un brutale esaurimento nervoso che da lì a poco lo aveva portato all’arresto, vittima del raggiro di un losco criminale. A Los Angeles invece Henry era rinato, sconfiggendo i propri demoni interiori e tornando ad essere il geniale eroe di inizio carriera, quando decise di utilizzare le sue formidabili scoperte scientifiche per combattere il crimine. Ora però alcuni recenti eventi hanno riportato a galla alcune vecchie insicurezze che credeva ormai sepolte. Se ci fosse stato qualcun altro in carica come capo – pensa –  forse oggi il gruppo sarebbe ancora unito e non sparpagliato per il paese. E probabilmente, qualcun altro non sarebbe sceso a patti con un criminale.

Ebbe un attimo di smarrimento quando davanti ai suoi occhi l'elmo assunse l'aspetto della testa di Muller, il genetista con cui era stato costretto a fare un accordo per salvare la vita di She Hulk. [She Hulk # 8]

Fissò quell'illusione partorita dal suo senso di colpa, poi strizzò gli occhi come per scacciarla via, e quando li riaprì c'era di nuovo il casco.

<Sapevo di trovarti qui> disse una voce alle sue spalle. Pym si voltò e vide la sensuale silhouette di Tigra   <un soldo per i tuoi pensieri...>

<Ciao Greer ... uh, non pensavo a nulla in particolare... stavo solo ...> disse cercando di mascherare l'indecisione un po' preoccupato che una con il suo potere potesse fiutare anche le emozioni.

<Hank, sebbene non fossi propriamente in me all’epoca ... e ti ringrazio per non accennare mai a quel periodo ... siamo stati intimi, anni fa. Conosco bene quell’espressione corrucciata, è la stessa che hai quando sei impegnato in uno dei tuoi esperimenti da scienziato pazzo.> La donna si rese conto che dire “pazzo” a qualcuno che aveva avuto i suoi problemi forse era stato da insensibili, ma entrambi fecero finta di nulla. Andò avanti chiedendogli:

<Che cos’è che ti affligge? Si tratta dei ragazzi, non è vero?>

Il silenzio dello scienziato era eloquente.

<Hank, non è stata colpa tua... non puoi continuare ad accusarti ingiustamente ...>

<Ingiustamente, dici ... eppure guardati attorno: Quicksilver e Lorna sono tornati a New York. Starfox su Titano, Miguel dalla sua famiglia e D Man chissà dove.>

A dire il vero, lui sapeva dov'era Dennis e cosa stava facendo. Un altro segreto che custodiva dentro di se. Non poteva smettere di pensare al fatto che le sue ultime scelte per quanto dettate dall'urgenza della situazione avrebbero potuto compromettere quel poco che rimaneva in piedi dei V.C.O. Si sentiva osservato da Tigra, era come se provasse a capirne i pensieri dall'espressione, dal tono delle parole, dalle pause pesanti nel suo discorso. Decide che era meglio sviarla. 

<Se fosse stato in carica un altro leader ... Falco, Visione ... persino Jan ... forse sarebbero rimasti tutti qui. Mi sento un po' come un padre di famiglia che non ha saputo gestirla. >

<Dai, smettila> disse lei poggiandogli una mano sulla spalla  <Abbiamo trascorso dei brutti momenti ... il terremoto, la morte dei ragazzi del personale e del padre di Jennifer [USAgent  # 3, VCO # 25 e She Hulk # 8] ... è normale essere giù. Ma non puoi sentirti in colpa per quello che è successo alla squadra. Nessuno ti accusa.>

<Eppure io penso ...>

<Appunto, tu pensi troppo. Basta hai bisogno di distrarti, di lasciare questo laboratorio. Usciamo, prendiamo una boccata d’aria! Senza guinzaglio però> disse Tigra tirandolo per un braccio e obbligandolo ad alzarsi. Pym non poté che sorridere imbarazzato all'ultima battuta della donna felina.  Altri tempi rispetto a quando era stato costretto a rimpicciolirla alle dimensioni di una gattina per via di un’ incontrollabile ferocia. Nessuno dei due aggiunse altro.

Presero l’ascensore, ormai riparato, e salirono in superficie, dove il sole californiano li investì. La luce metteva però in risalto le macerie che li circondavano.

<Uh, forse non è il posto l’ideale per sollevare l’umore a qualcuno...> disse Tigra guardandosi attorno  <Chi si occuperà della ricostruzione?>

<E chi altri? l’architetto dei Vendicatori; lo stesso che si è occupato della base di New York quando i Signori del Male l’hanno distrutta [Vendicatori #  74] > rispose Henry < Eric Masterson.>

 

Proprio in quel momento, sulle spiagge di Malibu, l’oggetto della loro discussione era sdraiato in spiaggia insieme a suo figlio Kevin.

<Adesso scommetto che lasciare New York ti sembra meno difficile, non è vero?> chiese il padre.

<Beh si! E’ dai tempi delle repliche di Baywatch che sogno di venirci! Dì te lo ricordi Baywatch?>

<Si certo ... come non potrei? Ti avevo regalato il cofanetto, al tuo compleanno.>

<Già ... è stata una  fortuna che i L.A. Sharks abbiano proposto a Bobby un ingaggio. Lui temeva che non avrebbe mai più giocato a football.>

<Si, un vero colpo di fortuna.  Quel poveretto se ne meritava uno, dopo quel che ha passato.>

Bobby Steele era il nuovo marito della sua ex moglie, Marcy. Ad Eric non era mai piaciuto, ma dopo che questi era stato posseduto dalla scure dell’Esecutore, diventando il nuovo Bloodaxe, ed era finito in prigione a causa di crimini di cui non era realmente colpevole, aveva cominciato a provare compassione per lui.

Per fortuna, la Valchiria era riuscita a dimostrare come in realtà fosse vittima di un maleficio asgardiano quando aveva commesso gli omicidi, e Bobby era tornato libero. Gli era stata una seconda occasione di rifarsi una vita dopo essere stato vittima di quell’ascia maledetta. Proprio come era accaduto a lui. Nei panni di Thunderstrike infatti Eric era morto nel tentativo di fermare il primo Bloodaxe, e solo un capriccio dei Celestiali gli aveva permesso di tornare in vita [Thor # 8].

Vita che Eric non aveva più intenzione di sprecare dietro alla diavolerie di Asgard ma di dedicare interamente a suo figlio. Basta dei, basta demoni, basta troll. Basta Vendicatori. Eric era stufo di giocare al “dio del tuono”.  Non si sentiva all’altezza e, ne era certo, anche i suoi compagni di squadra lo pensavano.

 

Base dei Vendicatori Ovest.

 

<Bere un caffè tra le rovine non è poi così male> disse Tigra  <E’ un po’ come stare a Roma, non ti pare?>

<Io ci sono stato, a Roma; Jan mi ci portò anni fa e, credimi, non è la stessa cosa.> le rispose Hank sorridendo <E’ più come lavorare in un cantiere.>

<Tu sei nel giro dall’inizio. Quante volte è stato distrutta la nostra base?>

<Contando anche quella di New York? Beh direi ... circa 4 o 5.>

<Cavolo ... direi che è un record. Scommetto che agli X Men o ai FQ non è mai successo.>

<Come no? Non ricordi che addirittura una volta il Dottor Destino ha mandato il Baxter Building in orbita? [Fantastic Four # 10]>

<Oh è vero! She Hulk me ne ha parlato... mi diceva che ... ehi, hai sentito?>

<Cosa?>

<Riconoscerei quel rumore tra mille ... sono dei razzo-stivali!>

<Ah è già arrivato> disse Hank.

Tigra si alzò in piedi,  ma quella che la sua vista acutissima scorse nel cielo non era la celebre corazza rossa e oro.

<War Machine?>

<Già. L’ho invitato io.>

<Ehi, ma cosa sta trasportando?>

L’eroe corazzato, in effetti, portava sulle spalle una grossa cassa di legno che aveva l’apparenza di essere pesante.

<Mio Dio, questo posto cade veramente a pezzi! E visto dall’alto è ancora peggio...>disse War Machine una volta atterrato.

<Ciao Jim. Quanto tempo ...> gli disse Tigra. Rhodey si tolse l’elmetto, permettendo alla donna di dargli un bacio sulla guancia.

<Greer. Sei sempre una delizia per gli occhi ...>

<Ehi frena bello! Ora sei sposato!> sorrise la ragazza <A proposito, congratulazioni!>

<Si, anche da parte mia> aggiunse Hank <Com’è stato il viaggio di nozze?>

<Splendido. Non ero stato prima d’ora alle Hawaii. Ma ditemi di voi piuttosto ...ho sentito alla TV cos’era successo qui. Dicono che ci sono stati anche dei morti.>

Pym si fece scuro in volto.

<Purtroppo si...  il personale di servizio ha pagato il prezzo più alto. Inutile dirti che la fondazione Maria Stark si occuperà delle famiglie delle vittime.>

<Capisco. Ma è vero che è stato causato da un supercriminale?>

<Si ... un pazzo chiamato Magma. Ma USAgent e l’FBSA l’hanno fermato.>

<Magma?> esclamò, sorpreso Rhodey <Mi ricordo di lui: la mia prima impresa come Iron Man fu impedirgli di distruggere la Stark International [Iron Man Vol. 1° #170 inedito in Italia]. Meno male che è stato fermato... cavolo, ho un sacco di ricordi legati a questo posto;  mi ricordo quando Occhio di Falco ci accolse qui per la prima volta.> disse Jim, rivolto a Tigra.

<Già, sembra ieri, e invece son passati tanti anni ... ma dicci, cosa c’è nella cassa?>

<Come? Hank, non glielo hai detto?>

<Uh no, a dire il vero no... aspettavo che... beh, che ci fossero anche gli altri. Volevo mostrarla a tutti per...>

Il suo discorso venne interrotto dal “ronzare” del suo comunicatore da polso.

<Oh no ...> esclamò Pym, che si ridusse alle dimensioni dell’insetto da cui prendeva il nome e si diresse verso i sotterranei.

<Ehi, ma che gli è preso?> chiese Rhodey.

<E’ andato verso la sala comunicazioni> rispose Greer, correndo nella stessa direzione.

 

Tigra e War Machine raggiunsero Calabrone, mentre stava smanettando al computer principale.

<Che succede?> chiese la compagna.

<Ho collegato i nostri computer con un sistema satellitare per venire avvisati in caso di minacce superumane... in questo momento siamo particolarmente esposti e vulnerabili. E’ appena scattato un allarme di livello AA.>

<Cosa? Maledizione! Ci mancava solo questa ... chi diavolo può essere? Ultron? Pandemonio?>

<Mi sto sintonizzando per avere le immagini ... è a Santa Ana… a Orange County. 

Lo schermo mostrò chi era stato a far scattare quell’allarme. Nessuno dei tre Vendicatori credeva ai propri occhi. Fu Rhodes ad aprire bocca per primo:

<Ma... è Hulk quello?>

<Sembrerebbe di si ma... perché è rosso??>

In effetti, la creatura che affrontava le squadre S.W.A.T. combinate delle forze di polizia di Orange County era incredibilmente simile all’alter ego di Bruce Banner, anziché essere “di Giada” il gigante era di un curioso color cremisi.

<Non lo so> rispose Hank <Ma ha la medesima forza. Dobbiamo fermarlo.>

<Credo vi servirà una mano> disse War Machine indossando il suo casco <Ma anche con me saremo in svantaggio. Dove sono gli altri?>

<Non ci sono più. Quelli che vedi al momento sono i Vendicatori Costa Ovest. Non chiedermi di più. E' possibile che alcuni di loro rispondano alla chiamata... per adesso dobbiamo contare sulle nostre forze> disse con tono pragmatico in cui però faticò a mascherare l'amarezza.

<E come raggiungiamo Orange County? I Quinjet sono andati distrutti nel terremoto.> domandò Tigra.

<Abbiamo ancora un mezzo di trasporto.> rispose Calabrone, estraendo dalla cintura un piccolo oggetto delle dimensioni di un temperino <Ti ricordi di Rover?>

“Rover” era una piccola navicella che Pym era in grado di rimpicciolire. Una spruzzata di particelle Pym e il mezzo tornò alle dimensioni originali.

<E tu hai ancora dei dubbi sulle tue qualità di leader?> disse Tigra sorridendogli.

<Non voglio aprire certe ferite, ma credi che gli altri risponderanno alla chiamata?> domandò War Machine.

<Sono troppo fresche per essersi chiuse. Non lo so se lo faranno. Ci siamo solo noi tra quel mostro rosso e una città che ne ha già passate fin troppe per sopportare l'attacco di un Hulk> rispose secco Calabrone, mentre faceva decollare la navicella.

 

Denver. Casa Carpenter.

 

La valigia era troppo piena per chiudersi e Julia Carpenter iniziò a premerla con forza per avere ragione di quell'infernale oggetto. Il risultato fu che le sicure si bloccarono, ma solo per un effimero istante, poi si aprirono di scatto e lei si trovò per cappello un paio di mutande poco sexy. Si sedette di fianco alla valigia esplosa e iniziò a raccogliere gli indumenti più vicini a lei. Sospirò chiedendosi se il troppo tempo passato a combattere minacce aliene e di altro genere l'avesse privata delle qualità di donna e madre single. La risata di Rachel arrivò in differita rispetto all'episodio della valigia. Stava sulla porta in maglietta e pantaloncini. Julia si girò verso di lei.

<Invece di stare lì a fissarmi potresti darmi una mano.>

<Non me la chiedi mai quando c'è da affrontare Kang … si chiama così, no, uno dei vostri nemici?> scherzò Rachel sapendo quanto sua madre cercasse di tener separato il mondo domestico da quello dei super eroi.

<Si ma a te non deve interessarti.>

<Lo sapevi che c'è un sito internet su voi Vendicatori della Costa Ovest?  Stando ai commenti ho una mamma molto sexy. >

<Quando fai così c'è qualcosa che vuoi dirmi. E' per il fatto che ci trasferiamo a Los Angeles? >

<No sarei l'unica teen ager al mondo a preferire Denver a Los Angeles, e non lo sono.>

Julia sospirò sollevata. Per loro era un gran cambiamento e soprattutto Rachel sarebbe venuta maggiormente a contatto con il mondo dei super eroi di quanto lo fosse ora. Ma dopo gli ultimi fatti quella sistemazione non era più sicura e per quanto temesse le tentazioni della vita dell'eroe su Rachel si sarebbe sentita più sicura e tranquilla sapendo che c'era chi, oltre a lei, che l'avrebbe protetta.

<Allora qual è la questione?>

<Mi chiedevo se potevo aggiornare il mio guardaroba. >

<No...non dirmi che è il discorso “non sono più una bambina, sono in quel momento dello sviluppo” ?>

<Con un'altra madre sarebbe più difficile ma non con una che, indossando praticamente una seconda pelle, è arrivata davanti a Dazzler in quanto a fattore sexy...>

<Non se ne parla proprio...> Julia si alzò dal letto < Dazzler hai detto?>

Julia aveva altri pensieri al momento e non poteva sapere che la sua communicard, lasciata con la tuta di Aracne nella villa di Los Angeles in uno dei locali  sopravvissuti all'attacco di Magma, si fosse accesa e che sullo schermino a cristalli liquidi fosse apparso un preoccupato Calabrone.

 

***

 

Calabrone aspettò ancora qualche secondo e poi sospirò.

<Aracne non è al momento raggiungibile>  disse con una nota di mal celato dispiacere.

In quello stesso momento i monitor del Rover si accesero. Li aveva collegati alla communicard in modo tale da ricevere le risposte direttamente in video. Il primo a comparire fu USAgent.

<<Mi sto già dirigendo in direzione dell'obiettivo. Passo e chiudo.>>

Non ci fu il tempo di un commento che anche She Hulk rispose alla chiamata. Era a bordo del suo Sky Cycle.

<<Ho sentito che abbiamo un Hulk, uno rosso. Dove siete? Io sono quasi in prossimità della zona colpita. >>

<Ci siamo anche noi, dobbiamo allontanarlo dai centri abitati. USAgent sta per arrivare. Occupatevi del contenimento più che dell'attacco. >

<<Tranquillo, ho una certa esperienza con la categoria, anche se io li preferisco verdi.>>

Pym era sicuro che quelle battute erano solo maschere che la gigantessa aveva messo per coprire il suo dolore. Ci sono modi diversi di reagire alla perdita di una persona amata; c'è chi nega che ciò sia avvenuto e chi invece, come Jennifer, è conscio che non la rivedrà più, ma proprio da questa consapevolezza trae la forza per andare avanti anche se a piccoli passi.

 

Orange County

 

L'urlo non aveva nulla di umano, era quello di una bestia ferita. Quando uscì dalla bocca spalancata della creatura cremisi fu come se una folata d'aria travolgesse uno dei pontili che si allungavano dalla spiaggia verso il mare. Le poche persone che non erano riuscite ad allontanarsi si aggrapparono agli ombrelloni e ai tavoli del ristorante che si trovava all'estremità della struttura. Una ragazza non fece in tempo ad afferrare qualcosa e essendo troppo vicina al bordo, venne sbalzata oltre. A separarla dalla sabbia dura c'erano pochi metri sufficienti però, vista la caduta improvvisa, a rendere doloroso l'impatto. Questo ci fu ma non con il terreno bensì con le braccia tese di She Hulk. Jennifer la appoggio in terra e la ragazza ancora scossa iniziò a correre, barcollando un poco verso la strada.

<La prima volta che ho visto il conto di quel ristorante anche io mi sono messa ad urlare.>

L'Hulk non poteva capire la battuta ne sembrava rendersi conto che la ragazza in verde che si stava avvicinando voleva provare a ragionare con lui. She Hulk tenne le braccia alzate facendo un'altro passo verso il mostro.

<Bruce sei tu? Dimmi, che t’è successo?  Sei stato troppo al sole?>

Quel nome fece scattare qualcosa dentro la mente confusa e ferita del mostro. Caricò un pugno come se fosse legato ad una molla e She Hulk pur vedendolo arrivare non riuscì ad evitarlo. Volò all'indietro sfiorando le palafitte del pontine e finendo per tracciare un lungo solco sul suo corpo sul bagnasciuga.

Quando rialzò la testa il Calabrone le ronzava attorno.

< Non so cosa sia successo a Bruce ma qualunque cosa gli abbia fatto cambiare la pigmentazione lo ha anche fatto impazzire. >

<Non sono sicura che si tratti di Bruce. Immagino che hai con te quella roba con cui mi hai sedata quando ad  essere impazzita ero io. In effetti, questa situazione sa di dejà vu. >

Calabrone osservò USAgent che scendeva dal crinale pronto a lanciare lo scudo mentre War Machine aveva inquadrato il bersaglio ed era pronto a colpirlo con i missili.

<Ok Rhodes, è come quella volta in Afghanistan [MarvelIT Team Up # 16 / 17]. Colpiamolo duro!>

<Sono con te, Agent.> rispose il Vendicatore corazzato colpendo al torace il mostro con la sua potenza di fuoco.

<Poco tempo fa delle telecamere> spiegò nel frattempo Calabrone a She Hulk che si era rimessa in piedi  <hanno ripreso un Hulk simile a questo. Sul rover ho confrontato le immagini con alcune di repertorio dell'Hulk verde ... di Bruce, e secondo il computer coincidono al 100 per cento.>

<Non importa chi ci sia dentro quel corpo, dobbiamo fermarlo... e visto che l'opzione diplomatica è sfumata e io ho rimediato solo mezza spiaggia nel costume...> tirò il suo body evidenziando il fastidio < è ora di passare al piano B.>

 

Calabrone la vide lanciarsi contro l'Hulk rosso nel momento in cui i missili di War Machine gli esplosero intorno coprendolo in una nuvola di fumo molto densa.

L'Hulk rosso se ne uscì con un balzo.

Tigra individuò subito dove sarebbe finito. Vicino alla spiaggia c'era un centro commerciale. Vendevano tutto per il mare e dalla traiettoria che aveva preso l'arco discendente del mostro sarebbe precipitato all'interno del centro. Calabrone iniziò ad aumentare le sue dimensioni e secondo dopo secondo passò da umano a gigante. Nella nuova forma un passo dei suoi coprivano molti metri. L'Hulk rosso ancora disorientato mostrò i muscoli e gridò.

Si trovava a pochi passi da una fontana nel cuore del grande magazzino. Era di diversi piani e tutti erano a cerchio e ospitavano molti negozi.

Alla vista del mostro si scatenò il panico. La gente iniziò a scappare in maniera disordinata: da quelle parti le persone non erano abbastanza esperte di attacchi di mostri e super criminali .

Il Calabrone guardò dall'alto, dal lucernario verso il basso e poi lo sfondò per allungare il braccio e afferrare il nemico come un pupazzo. Si accorse che alcuni civili erano rimasti nei negozi e guardavano la scena nel panico più totale, lo stesso che aveva impedito loro di fuggire con gli altri. Afferrato l'Hulk lo tirò su ma una volta fuori il mostro si liberò della morsa e colpì la mascella di Calabrone con un pugno. Il gigante indietreggiò verso la struttura. Il centro commerciare iniziò a tremare, i vetri si infransero, le scale mobili si staccarono dai nastri. Il Calabrone d'istinto bloccò l'edificio con le braccia, lo cinse per impedire che crollasse. Hulk lo fissò e fu come se la presenza di civili lo frenasse dall'infliggere un altro colpo a quell'arrogante gigante bardato di giallo e nero. Con un balzo il mostro uscì all’esterno, lasciando Hank alle prese con l’edificio sul punto di crollare.

Per fortuna, con la coda dell’occhio vide entrare dall'ingresso coperto di vetri USAgent e Tigra; quest'ultima si arrampicò lungo il muro dove c'era una rete metallica e arrivò dove si trovavano le persone.

<Hank, no! Non puoi sostenere a lungo quelle dimensioni! Rimpicciolisciti!> gridò Tigra vedendo quant’era cresciuto il compagno.

In effetti Pym ridusse la propria statura, ma non alle dimensioni di un uomo normale: passò dall’essere un gigante di venti metri ad uno di sei, continuando a sostenere l’edificio sulla sua spalla come un novello Atlante.

<Ev- evacuate l’edificio. Non so q-quanto potrò reggere.> disse, serrando la mascella per lo sforzo.

<Muoviti Tigra, ci sono dei civili da mettere in salvo!> gridò Agent con il suo solito tono autoritario <Io inizio da qui, tu occupati dei piani alti!>

<Corro!> disse la donna-felino, e senza esitare si diresse, rapida come l’animale da cui prende il nome, verso le scale.

USAgent si fece strada tra alcune macerie al pian terreno e in un negozio per il surf spostò le tavole cadute tirando fuori da lì' sotto un ragazzino dallo sguardo perso.  <Non temere ragazzo.> disse con una voce insolitamente gentile <Adesso ci sono io. Ti tirerò fuori di qui.>

 

 

Nel frattempo all’esterno Jennifer e Rhodes s’erano rimessi a dar la caccia all’Hulk Rosso. War Machine non ci pensò molto, convogliò l'energia dell'armatura dai sistemi offensivi ai razzi negli stivali e poi planò in picchiata su Hulk. La creatura non fece in tempo a difendersi e War Machine l'afferrò trascinandola subito in alto, con la speranza che l'altitudine potesse avere effetto sulle capacità respiratorie dell'essere.

<Ok bello, ti porto a fare un giro!> disse sollevandolo da terra.

She Hulk osservò il suo compagno, poco più di un puntino metallico, trafiggere le nuvole. Fissò con lo sguardo al cielo e poi di colpo, in mezzo all'azzurro, di nuovo il puntino grigio, ma questa volta andava troppo veloce.

Più si avvicinava e più She Hulk vedeva che stava prendendo fuoco. Era come osservare una meteora pronta a colpire la terra. Prima che succedesse vide l'Hulk rosso staccarsi da War Machine che poi, avvolto nel fuoco, precipitò nel mare. She Hulk andò a soccorrerlo: si tuffò nell’oceano a nuotando ad una velocità di 8 nodi raggiunse la nuvola di vapore che emergeva dall’acqua.  Afferrò per un braccio dell'armatura War Machine e lo riportò a riva come un naufrago.

Il metallo scottava ancora e in alcuni punti appariva come se fosse stato fuso. Jennifer tolse l’emetto al compagno , cercando di rianimarlo.

<Forza, Rhodes, devi farcela. Sei un uomo sposato adesso... non puoi più pensare solo a te stesso. Non Farmi questo, ti prego! Hai qualcuno che ti aspetta a casa... devi farcela per lei, Rhodes!>

In tutta risposta, l’ex pilota di elicotteri prese a tossire, segno evidente che s’era ripreso. Jen tirò un sospiro di sollievo: dopo la recente morte di suo padre non avrebbe potuto sostenere un altro lutto.

<Stai bene, Jim?> gli domandò. Ma Rhodes non rispose, erano altri i pensieri che lo tormentavano.

<E’ … diventato incandescente. Non potevo sostenere tutto quel calore.  Brucia a contatto... ha il potere di bruciare... è come Molten.> disse.

<Allora non è Bruce...> osservò Jen <Nessun Hulk ha mai avuto qualcosa di simile.>

 

Intanto al centro commerciale, Calabrone continuava a sostenere il peso dell’intero edificio sulle sue spalle. Non poteva aumentare le proprie dimensioni: rischiava un danno permanente, che lo avrebbe definitivamente messo fuori gioco condannando quelle persone.

Un ginocchio gli cedette per un istante: l’equilibrio dell’intero edificio ne risentì, per quanto si tratto di un’oscillazione di pochi secondi: Pym infatti recuperò la posizione.

<Resisti Hank, resisti. Ce la puoi fare! Forza, razza di secchione buono a nulla. Vuoi dar ragione a tuo padre? Non mollare, non mollare!> continuava a ripetersi lo scienziato dentro di se.

Tigra al piano di sopra fu quella che ne risentì di più: soltanto la sua agilità felina gli impedì di finire a gambe all’aria.  <Tieni duro Hank. Manca poco.> disse pensando al compagno in palese difficoltà. Usando i suoi istinti animaleschi andava in cerca di persone disperse. Poteva coprire molto più terreno impiegando meno tempo rispetto ad un normale soccorritore.

Al piano di sotto USAgent dirigeva le operazioni di soccorso. Poliziotti e vigili del fuoco eseguivano le procedure d’emergenza, mentre lui impiegava la sua enorme forza per trasportare le persone impossibilitate a muoversi fuori dall’edificio e il suo scudo come “ombrello” per proteggerle dai detriti che cadevano dal soffitto. Tigra si stava occupandosi degli ultimi civili.

<Nelson! Ti manca ancora molto? Qui il campo è quasi sgombro!> disse parlando nella sua communicard.

<Ci sono quasi anch’io, Agent. Ho trovato due bambini dispersi che cercavano la madre. Li porto giù.> rispose Tigra, mettendo fine alla comunicazione. Non era possibile passare di là. I bambini piangevano disperati.

<Ok ragazzi. Vedete quel mio amico che assomiglia a Capitan America? Adesso vi porto da lui. Voi chiudete gli occhi e fidatevi di me, va bene?> Balzò sul cornicione e con un movimento sia aggraziato che rapido fece un salto all’indietro, tre capriole nell’aria, usò il tettuccio di un’auto come trampolino e atterrò in piedi, lasciando i bambini illesi. Mentre dei paramedici si prendevano cura di loro, USAgent avvicinò la collega.

<Ci sono degli altri?> le chiese.

<No, grazie a Dio sono gli ultimi. L’edificio è vuoto.>

 Insieme i due corsero in direzione di Calabrone, la cui espressione del viso deformata dallo sforzo che stava compiendo.

<Pym! L’edificio è stato evacuato! L’area è sgombera! Molla tutto!> urlò lo scudiero.

<G-Grazie a Dio.> rispose Henry <Allontanatevi pure voi, allora…>

I DUE Vendicatori non si fecero pregare e dopo essersi messi a distanza di sicurezza videro il centro commerciale crollare su se stesso.

Calabrone lasciò la presa sull'edificio e questo iniziò a frantumarsi come un castello di carte. Usò il suo corpo per schermare la strada dai detriti.

<HANK!> gridò Tigra, preoccupata.

Poi fu solo polvere e macerie, come se questa città non avesse viste abbastanza negli ultimi tempi.

USAgent e Tigra continuavano ad invocare il nome di Pym, non arrivò nessuna risposta. Del gigante giallo-nero non vi era nessuna traccia.

 

 

Nel frattempo, War Machine e She Hulk continuavano la loro lotta contro il Golia Rosso. Le sue mani erano come ferri da stiro bollenti.

<Colpiamolo senza dargli la possibilità di reagire.> gridò She Hulk.

War Machine si rialzò tenendosi il petto, il punto dove l'armatura scottava di più. Il sistema di raffreddamento era entrato in funzione.

Il lancia razzi da spalla era inservibile. Erano in riserva di energie sia lui che la sua armatura. Il rientro nell'atmosfera aveva provato più lui che Hulk.

Decise che avrebbe usato tutto quello che gli rimaneva in un potente raggio laser.

<Forse ho quello che ci vuole.> disse rimettendosi il casco <Stark l’ha inventato usando la tecnologia di Gregor Shapanka: il Blizzard Beam.>

I meccanismi all’interno della sua corazza si misero in movimento e dal torace emise un colpo preciso da cecchino dritto al cuore di tenebra del mostro. 

L’Hulk Rosso si ritrovò bloccato all’interno di un enorme iceberg.

<Non reggerà per molto. Devi colpirlo adesso!>

<Non mi serve altro, Jim.> rispose la gigantessa di Giada <Ho veramente tanta tensione da scaricare. Non mi importa se sei o no Bruce; in questo momento ho solo voglia di sfogarmi per cui… SHE HULK SPACCA!>

Con un terrificante montante Jennifer frantumò il feretro di ghiaccio, facendo fare al mostro un volo di parecchi metri, che lasciò segno sull’asfalto e fece saltare in aria parecchie automobili parcheggiate. Un colpo spaventoso, in cui Jennifer mise tutta la rabbia e il dolore accumulate nelle ultime settimane.

<Grande Jen! Se non lo ha messo K.O. questo non so cos’altro….>

Ma l’entusiasmo di Jim Rhodes venne smorzato quando in tutta risposta un’automobile venne lanciata contro She Hulk, colpendola in pieno.

<Io e la mia boccaccia... Jen! Stai be…> non riuscì a terminare la frase che il colosso scarlatto gli fu addosso: War Machine tentò di sfuggirgli ma i suoi razzo- stivali non furono abbastanza rapidi; una mano rovente lo afferrò per la caviglia a mezz’aria e lo sbatté in terra con un bambolotto di metallo.

I sistemi dell’armatura erano come impazziti.

L'Hulk rosso, le cui urla erano ancora più selvagge, troneggiava sopra di lui. Alzò in alto entrambi i pugni, pronto a farli calare sul Vendicatore.

War Machine era spacciato. Sarebbe stato schiacciato come una lattina di Coca.

<NO, JIM!> gridò She Hulk, troppo lontana per poter intervenire in tempo.

<Rae, perdonami …> fu l’ultima cosa che pensò Rhodes, prima di chiudere gli occhi, pronto ad incontrare il Creatore.

 

Improvvisamente, anticipato dal boato di un tuono, un fulmine colpì la creatura. Con il corpo fumante, il mostro barcollava, stordito, e immediatamente dopo un maglio potentissimo lo colpì in pieno petto, allontanandolo da War Machine.  E mentre la mazza tornava magicamente indietro nelle mani del suo padrone, Jennifer e Rhodey intuirono l’identità del loro soccorritore: stavano per invocarne il nome ma prima che vi riuscissero, Hulk, ripresosi, fece scontrare un palmo con l'altro generando un'onda d'aria che li spazzò da dove si trovavano proiettandoli indietro. Come una delle saette di cui era il padrone il tonante planò dal cielo davanti alla creatura puntando il martello contro il terreno. Mentre il loro difensore si alzava e la sua arma, stretta nella mano era pronta a colpire nuovamente, War Machine e Jennifer gridarono all'unisono:

<THUNDERSTRIKE!!!>

 

Le Note

 

 

Benvenuti nel primo episodio della nuova gestione dei VCO! Dopo i primi numeri a tema demenziale di Sergio Calvaruso e dopo la run di 19 dell’ultra – impegnato Carlo Monni, tocca alla premiata ditta Carmelo Mobilia – Igor Della Libera portare avanti le avventure degli Ovest! Noi siamo sempre stati dei fan accaniti di questo gruppo, fin dalla prima mini serie firmata dal duo Roger Stern – Bob Hall, per poi proseguire in tutte le run successive, a partire da quella di Steve Englehart e Al Milgrom, passando dall’ottimo ciclo di John Byrne fino ad arrivare a quello, finale, firmata da Roy Thomas e disegnata da Dave Ross. Ci è sempre dispiaciuto che i VCO vennero chiusi, e dunque siamo felici, oggi, di poterci occupare di questo gruppo da noi tanto amato!

 

Come avete visto, tanti cambiamenti dallo scorso numero: fuori Starfox, Fulmine Vivente, Polaris, Quicksilver e D – Man e dentro Thunderstrike, dalla costa est, e la guest star War Machine, fresco fresco di matrimonio avvenuto sulle pagine di Iron Man MiT # 50. Ma non sono i soli cambiamenti che abbiamo in serbo per questo gruppo; non avete idea di chi abbiamo intenzione di convocare ... per scoprire chi altro sarà a ricevere la tessera di Vendicatore, continuate a seguirci nei prossimi numeri!

 

Due parole sull’avversario di questo primo (per noi) numero: l’Hulk Rosso. Non è certo il primo personaggio che introduciamo nella nostra continuity proveniente dalla Marvel USA anche se – ve lo confessiamo – abbiamo intenzione di scostarci TOTALMENTE dal personaggio principale, a cominciare dalla sua identità: signori, in MiT l’Hulk Rosso NON è il generale Ross! Nossignore, si tratta di un personaggio che – siamo sicuri – non indovinerete mai!

 

Infatti abbiamo pensato che l’alter ego del Golia Scarlatto debba essere ... no, dai, non avete mica creduto che ve lo rivelassimo adesso, no?

 

Seguiteci su VCO e scoprirete anche questo! Siamo certi di sorprendervi!

 

Per adesso è tutto, arrivederci al prossimo numero!

 

 

CARMELO & IGOR.